lunedì 29 luglio 2013

PATATE AL FORNO A MODO MIO (dedicate alla mia amica Marina)





Le patate cucinate in questo modo le ho viste per la prima volta su una foto postata sulla sua bacheca di Facebook, il primo commento fatto al suo post è stato il mio: LE FARO'.
Ma Marina, per mia fortuna mi ha preceduta ed anche qualche sua amica, dico per fortuna perché hanno eseguito alla lettera il procedimento scritto sotto l'immagine:
"tagliate le patate a fettine sottili quasi fino in fondo, spargete di olio sale e pepe e cuocete per 40 minuti a 180°", sul sapore non discuto, ma dalle foto postate in seguito, ho capito che c'era qualcosa da modificare se si voleva accontentare l'occhio oltre che il palato.
<< Giò erano un po' aperte a libro :-(  però erano buonissime >>
Buonissime detto da Marina....
Marina è una mia carissima amica, ci si vede poco, ma un paio di telefonate a settimana nessuno ce le toglie, mica della durata di 10 minuti.
Quando ci sentiamo mi ritrovo dall'aver appena preso il caffè in pigiama al momento di dover metter su l'acqua per la pasta senza neanche accorgermene,  non so se ho reso l'idea.
Con lei si può parlare di tutto, dall'astronomia alla fisica quantistica, dal Ho'oponopono  alle dipendenze affettive, su una cosa non è molto ferrata:  la cucina.
Lei mangia tutto, e tutto le piace, se l'autostima culinaria è in fase calante basta invitarla a pranzo e lei ti fa sentire Carla Cracco ;-)
Giuro, solo una volta le ho sentito dire "non mi piace è orripilante" ,  si riferiva al latte di soia.
Sarà la prossima sfida con me stessa.
La inviterò a pranzo, le preparerò una pasta al forno con besciamella fatta con latte di soia e con quello anche un dolce al cucchiaio.
Se a breve chiuderò questo blog e mi darò all'uncinetto o al chiacchierino vorrà dire che Marina non ha gradito, troppo umiliante per una provetta foodblogger.

Torniamo alle patate rifatte a modo mio.

Patate novelle almeno 2 a persona (dipende dalla grandezza)
rosmarino
olio evo
sale

Ho comprato quelle novelle, lavate accuratamente bucate in ogni lato con uno stuzzicandenti e cotte 6/7 minuti al microonde (per chi non l'avesse può cuocerle a vapore nella pentola a pressione).
Fatte un po' raffreddare le ho appoggiate su un cucchiaio (di quelli grandi) e le ho tagliate a fettine (il cucchiaio impedisce al coltello di arrivare fino in fondo).



Per evitare troppo condimento ho usato un pennello intinto nell'olio e l'ho passato fra una fetta e l'altra, successivamente vi ho inserito del rosmarino mischiato con un pizzico di sale.


A questo punto messe i forno sotto al grill e fatte dorare.
Così facendo rimangono intatte, cotte al punto giusto e oltre che buone sono un piacere da vedere quando si portano in tavola.
Marinaaaa, per te le rifarò accompagnate con una salsina al latte di soia, va bene?  :-)






venerdì 26 luglio 2013

MULIGNANE SPACCATE ('a ricetta di zia Rafilina)


O spaccate o alla scarpona ma questa ricetta fatta con le melanzane assolutamente fritte, almeno una volta all'anno, e nel periodo giusto, bisogna farla.
Se no che staggione (estate) è?
Anche per questo piatto, tipico del napoletano, le versioni possono essere diverse, c'è chi ci mette la mozzarella chi le olive nere, io la propongo come la faceva zia Rafilina, (eccola la con un'altra zia) la quale ci metteva.... 
vabbè, ve lo descrivo dopo, se no che lo faccio a fare sto blog, solo per parlare di ricette?
Zia Rafilina (Raffaella)  era la prima sorella di papà, con una differenza di età con mio padre talmente esagerata che era coetaneo della sua prima figlia.
Cioè mamma (mia nonna) e figlia (la zia) incinte nello stesso periodo. 
Certo questo accadeva principalmente al sud  e più che altro nel dopoguerra, la media dei figli era di almeno 10 a coppia.
Non sto a dirvi quanti cugini ho, e quanti  arrivavano a frotte la domenica pomeriggio a trovare i genitori di mio padre.
Come ho avuto già modo di dire, noi  abitavamo con i nonni, e in quelle domeniche 'o burdell' (il chiasso) che facevamo era fuori misura.
A proposito di burdell', visto che io ero una ragazzetta vivace e i nonni non mi sopportavano, spesso mi spedivano, appunto,  a casa di zia Rafilina.
A me piaceva tanto, mi divertivo soprattutto perché mettevo in atto quello che mi riusciva meglio:  fare i dispetti.
Una volta mentre la zia passava i pomodori per fare la salsa, io presi una manciata di pellecchie e le tirai giù dal quinto piano esatto esatto nel cesto del piattaio, cioè quel signore, che in cambio di panni dismessi, regalava dei piatti bianchi, in quel caso però rossi perchè pieni di pelli e semi di pomodori.
Usava al tempo, per consegnare la posta, che il portalettere si mettesse sotto ai balconi, fischiasse con un fischietto e ad alta voce diceva il nome del mittente della lettera (alla faccia della privacy).
L 'interessato calava con una corda un paniere dove veniva posta la missiva.
Quando toccava alla famiglia Benincasa quel paniere lo calavo io, ma lo indirizzavo al centro della testa di quello del terzo piano il quale, tutte le volte, arrivava a casa della zia urlando come un pazzo contro di me con la mano sulla testa dolorante.
A volte alternavo il paniere a qualche sputo, poi scappavo in casa e facevo finta di nulla.
Dai ancora una cosa e poi scrivo la ricetta, e questa riguarda la zia, una piccola descrizione.
Sempre sorridente, denti bellissimi occhi azzurri come quelli di zia Ninina (la sorella) mai vista arrabbiata e tutte le sere dopo la chiacchierata al telefono con la nuore diceva sempre la stessa cosa:
E va Marì va,  e mettendo giù la cornetta andava in camera sua e, d'inverno il freddo era tale che lei,  invece di spogliarsi per mettersi a letto, si vestiva.
Calze lunghe, sottoveste di lana, mutandoni, camicia di flanella e scialle, si levava le forcine e quei lunghi e lucidi capelli neri li scioglieva sulle spalle, poi andava a dormire.
Bella zia Rafilina, tanto. Io sono quasi cresciuta nella sua casa, non ci si annoiava mai da lei con tutti quei figli, sempre piena di gente, e poi mi faceva le melanzane, quelle spaccate, quelle che piacevano a me.

MELANZANE SPACCATE

Ingredienti per 4 persone
8 melanzane fini e lunghe,
olio evo
olio di semi di arachidi
aglio,
capperi sotto sale
tanto basilico,
pomodori pelati 400 gr
sale q.b.

Preparazione:
Spuntiamo e laviamo le melanzane, senza sbucciarle, tagliamole in due nel senso della lunghezza, praticando nel mezzo dei tagli longitudinali cospargiamole di sale fino.
Lasciamo che spurghino la loro acqua per almeno 20 minuti  dopodiché le strizziamo e le  friggiamo in olio di semi di arachidi
Da parte prepariamo un sughetto facendo imbiondire uno spicchio di aglio tagliato a pezzetti  in due cucchiai di olio evo, aggiungiamo i pelati i capperi dissalati e un pizzico di origano, saliamo con moderazione.
Cotto il sughetto lo mettiamo all’interno delle melanzane che faremo insaporire alla fine per qualche  minuto aggiungendo del basilico fresco.




giovedì 25 luglio 2013

GELO DI ANGURIA E CIOCCOLATO (quelloperfesteggiareilmaritocheparte)




E come tutti gli anni ‘o prufessore , nel mese di agosto,  parte e va a farsi una settimana di mare da mammà.
Io ne sono sempre dispiaciuta, anche se  un po’ di lontananza ogni tanto  pare faccia bene al rapporto.
Dicevo,  che ne sono così dispiaciuta che appena  clicca l’invio su Trenitalia per la conferma dell’avvenuto acquisto del biglietto io comincio subito a pensare a cosa cucinare per le mie amiche per la festa sul terrazzo. E si, ogni anno, per tradizione, la organizzo appena lui mette piede sul predellino del Frecciarossa.
Non perchè i mariti diano fastidio, ma a volte SI!
Lo scorso anno la festa è stata chiamata “Angeli sotto le stelle”,  vi posto qualche foto per farvi rendere conto della sofferenza dovuta all’abbandono e di qualche cosina cucinata giusto per gradire.
Hanno gradito.




Quella che vi propongo oggi è la ricetta della dolcezza finale della serata: il gelo di anguria.
La ricetta è della Palma D’Onofrio,  ed il gelo all’anguria più buono in assoluto l’ho mangiato con lei in uno dei nostri viaggi di lavoro per Elizabeth Arden e precisamente a  Palermo.
Certo il mio gelo non era buono come quello palermitano, però era fatto con il cuore, ed io quando cucino per le mie amiche di cuore ne metto proprio tanto.
Ahhh, appena prenota poi vi faccio sapere che cucino, è ancora indeciso sulla data.  :-(

GELO DI ANGURIA E CIOCCOLATO  
1,3 kg di anguria
40 g di maizena
50 g di zucchero
½ cucchiaino di cannella in polvere
50 g di coccolato fondente
Fiori e foglie di gelsomino per decorare (o nocciole e pistacchi tritati)

Riduciamo a scaglie il cioccolato
Frulliamo la polpa dell’anguria in un mixer, meglio ancora nel passaverdure
Stemperiamo la maizena con poca polpa ,uniamo lo zucchero e amalgamiamo bene.
Trasferire sul fuoco e aggiungere il resto della polpa, cuocere per 5 minuti finché non si addensa.
Togliere dal fuoco aggiungere la cannella lasciar raffreddare  e mettere in freezer.
Prima di servirlo farlo ammorbidire e servirlo in coppe con il cioccolato distribuito sopra e decorato con il gelsomino ( non avendo il gelsomino fiorito ho aggiunto dei pistacchi delle nocciole tritate e della menta per dare colore)




martedì 23 luglio 2013

PASTA E PATATE CON LA PUMMAROLA ('a ricetta di zia Ninina)



L’ultima volta che le telefonai è stato qualche anno fa, le chiesi questa ricetta perché ricordavo che da bambina, spesso la cucinava e non nel modo classico alla napoletana, ma asciutta con il pomodoro.
Giovà prepara nu poco ‘e  soffritto co’ a cipolla miettece na pelata (un barattolo di pelati) e fall’ arritirà buono buono (fallo restringere ben bene)

Dint’ all’acqua miette a cocere 'e patane tagliate a pezzettini e a metà cottura minece  (cala) 'a pasta e fai cocere tutt' assieme. (chiaro no?)

Scola tutt’ cose e condisci a pasta e patane cu a pummarola,  miettece na fronna ‘e vasinicola (basilico)  e na’ bella grattugiata e parmiggiano.

T’arrecrie sient’ ammè!   ( arrecriarsi= godere)

Questa è la pasta e patate di zia Ninina.
Chi è zia Ninina?  Una sorella di papà.
Zia Ninina era una tipa un po’ sveglia e "generosa", diciamo così, era una ragazza madre.
Negli anni 50 avere un figlio senza marito era scandaloso ma lei….  se ne fregava altamente.
Aveva un amore ( lui era sposato però) me lo ricordo benissimo, era bello come il sole si chiamava Achille ma anche zia Ninina era bella, aveva un sorriso splendente e degli occhi azzurro mare.
Faceva la salumiera, era corteggiatissima, ma lei era innamorata di Achille, non vedeva altri.
Ma , credetemi,  i drammi si contavano a decine, come tutti gli amori clandestini.
Mica c’erano i cellulari all'epoca,  ero io il suo smartphone, mandava me a telefonare al suo bello la domenica mattina, era un supplizio, se rispondeva la moglie, click mettevo giù.
E li ci si intossicava la domenica perchè non poteva incontrarlo.
Abitavamo nella stessa casa insieme con i nonni paterni (ovviamente), tre famiglie praticamente, noi i nonni e lei con la figlia.
Poi un giorno vi racconterò di questa casa/convento.
Quando l’ho risentita dopo anni, ma proprio tanti, quel giorno oltre a darmi la ricetta mi raccontò che l’anno prima era stata a Lourdes, e sapete chi c’era seduto al tavolo vicino al suo con accanto la moglie?
Achille!!! 
Giovà ma tu ‘e capito? chillo steva assettato vicino amme’  e io non ho potuto neanche salutarlo.
E tu poi che hai fatto zia Ninì?
Vuò sapè a verità:  chella sera me so’ cunfessata pecchè quanno aggio visto a isso me so sentita tutta turbata.
Questa è Zia Ninina.
Se questo blog lo legge sua figlia (molto bacchettona) certamente ne avrà a male.
Se fosse così cugina cara,  tua madre ha lottato,  ha lavorato, ti ha allevata con amore e aveva tutto il diritto di innamorarsi e di riprovare i battiti, per un amore impossibile, a 85 anni suonati, oltretutto davanti alla Madonna di Lourdes. :-D
Poi si è confessata, quindi.....  rilassati.

Pasta e patate con il pomodoro

Ingredienti per 2 persone

2 patate medie
1 cipollotto
una barattolo di pelati da 400 gr
pennette lisce o mezze maniche gr 180
olio q,b.
parmigiano grattugiato
basilico fresco

Far appassire il cipollotto in 3 cucchiai di olio aggungere i pelati a farli cuocere per almeno 15 minuti.
Intanto tagliate le patate a cubetti e lessatele in acqua fredda a metà cottura aggiungere la pasta.
Scolate  il tutto e condite con la salsa di pomodoro il basilico fresco e una ricca grattugiata di formaggio parmigiano.

P.S. Si può fare anche al forno e zia Ninina suggeriva della provola fra i due strati.



lunedì 22 luglio 2013

UOVO ALL'OCCHIO DI BUE (quando anche l'occhio vuole la sua parte)



Vabbè ci sta che qualcuno possa pensare: ma questa sul blog posta la ricetta di un uovo al tegamino?
A parte il fatto che è una delle cose più semplicemente difficili da fare, ma il mio discorso parte da un altro presupposto, ho già avuto modo di specificarlo in un post precedente e cioè: si mangia prima con gli occhi ( e non solo di bue).
Quanta fatica dietro ad un piatto di tagliatelle fatte a mano magari condite con un ragù cotto per ore?
Se poi vengono impiattate alla “sanfason” tutta quella fatica verrà solo mitigata nell’assaggio, ma la vista non ne ha usufruito. E non è un peccato?
Una persona di cui non posso fare il nome (mia suocera) era (è ancora viva però)  molto brava a cucinare, ma odiava “fare i piatti” così si definisce l’impiattamento dalle mie parti. :D
Mammà  (sua) preparava una pasta fresca, una sorta di maltagliati, con un sugo di carne e verdure che chiamava pasta pasticciata, non era male il sapore, ma ricordo che quando te la presentava davanti….  Lasciamo perdere va.
Un giorno confessò che tanto le piaceva cucinare tanto non impiattare, da allora il compito me lo assunsi io, con grande sollievo suo e per la nostra vista.
Questo piatto me lo sono preparato oggi per pranzo, dite la verità non è carino da vedere? era peccato mangiarlo tanto mi piaceva da vedere.


Un letto di rucola, (che palle sto letto, ma non si può dire in un altro modo? si accettano suggerimenti) una pita sottile fatta con gli esuberi di pasta madre (poi un giorno spiegherò come si fa) delle fette di pomodoro cuore di bue (visto che c’è l’occhio mettiamoci pure il cuore ) e sul tuorlo un pizzico di peperoncino dolce.
L’avevo terminato ma quando mi preparo l’uovo al tegamino alla fine aggiungo sul tuorlo qualche goccina di olio al tartufo.
Me piace na cifra.
Viva l’occhio viva il cuore ma soprattutto viva il BUE.
Vegetariana for ever