sabato 30 novembre 2013

RISOTTO CON LA VERZA




La ricetta va bene per tutti, ma il post è dedicato soprattutto a chi, come me, ha superato i sessanta anche se da poco.
Ve li ricordate i nostri libri delle elementari?
Due di numero: il  sussidiario ed il libro di lettura.
Sul sussidiario c'erano tutte le materie: storia, geografia, aritmetica e geometria, scienze, religione, lingua e grammatica

Poi c'era il libro di lettura.
NA TRISTEZZA !!! :-(
Iniziando la scuola ad ottobre, i primi raccontini con le illustrazioni riguardavano l'autunno , le foglie che cadevano, le castagne, i ricci, poi con l 'arrivo di novembre la tristezza andava man mano ad intensificarsi. 


Il freddo, ste case con il camino ma senza legna, i bambini con gli scialletti e magari le scarpe rotte, ste nonne che se non erano paralitiche facevano solo torte o sferruzzavano calze di lana.
Poi a dicembre immancabilmente la neve, e qui  si parlava dei semini di grano che stavano al calduccio sotto la terra ricoperta da questa coltre bianca  aspettando di germogliare in primavera.
La neve, e chi l'aveva mai vista? la prima nevicata la ricordo verso i 10 anni, fu una cosa così eccezionale che mia zia non mi mandò neanche a scuola, anzi con mia cugina si andò sul lungomare di Salerno per fare le foto.
Ora che ci si organizzò per uscire fece in tempo a venir fuori  il sole, e quei due cm di neve si squagliarono in pochi minuti. :-(
La foto con il sole, senza neve e senza cappotto ma con la felicità di aver fatto "filone" a scuola.


Sono passati più di 50 anni, mi ricordo tutto perfettamente,  ricordo pure che quel giorno, tornando a casa, la zia  (vivevo con loro perché mamma e papà ero emigrati al nord) aveva cucinato Ris' e virz.
Quanto mi piaceva, e quello che faceva la differenza erano le piccole croste di parmigiano che si aggiungevano quando si cucinavano le minestre.
Un must come dice la mia amica Valeria Moreo.
Sapete che vi dico?
La verza la tengo, il riso pure, 'a scorza 'e parmigiano nun manca mai, e visto che sta pure nevicando mo mi faccio il risotto con la verza
Zitt', che tengo pure lo scialle sulle spalle.
Una perfetta rivisitazione delle illustrazioni dei libri di scuola degli anni 60, allora ero io la bambina povera mo' dovrei solo fare la nonna.
Cià che chiamo mia figlia e mio genero e dico loro di darsi una mossa va!






Risotto con la verza

Ingredienti: per 2 persone

300 gr di cavolo verza

1 piccola patata

200 gr di riso arborio o vialone

1 scologno

vino bianco

brodo vegetale

olio EVO

parmigiano

scorza di parmigiano

 

Puliamo la verza eliminando le foglie esterne e la parte centrale, tagliamola a listarelle sottili

Peliamo lo scalogno e la patata tagliando a rondelle il primo e la patata a dadini.

In due cucchiai di olio facciamo appassire lo scalogno aggiungiamo il riso e facciamolo tostare, sfumiamo con il vino, aggiungiamo la verza facendola appassire a fuoco lento.

Uniamo i cubetti di patata e se gradita della scorza di parmigiano tagliata a dadini.

Bagnare con il brodo bollente aggiungendone man mano quello necessario affinché  il riso non si asciughi.

Una volta cotto al dente,  spolverizziamo con parmigiano grattugiato a lasciamo riposare un paio di minuti prima di portarlo in tavola.




giovedì 28 novembre 2013

MAPPATIELLI ALLA MELA ANNURCA (da Sant'Agata de Goti a New York)



Bill De Blasio è stato appena eletto sindaco di New York , mi sta subito simpatico.
Le sue origini sono campane, infatti a pochissime ore dalla sua elezione, saluta gli abitanti di Sant'Agata de' Goti con un: "Ciao Paisà"
La domenica successiva  guardando un servizio in TV parlano proprio di Sant'Agata de' Goti e delle meraviglie di questo bellissimo borgo della provincia di Benevento


Seguo con molto interesse e, ad un certo punto si parla di una ricetta tipica del posto e cioè i "Mappatielli alla mela annurca"  con tanto di filmato con procedimento ed esecuzione.
Rimango fulminata!
Subito mi lancio alla ricerca sul web ma, di questa ricetta, neanche l'ombra.
Mica mi arrendo.
Ma come si fa?
Vado sul sito di Sant'Agata dei Goti mi porto nella sezione contatti e scrivo:

Buonasera, mi chiamo Giovanna Milone.
Oggi nel pomeriggio ho avuto il piacere di vedere in TV su RAI 3 un
servizio sul vostro borgo.
Molto caratteristico e pieno di fascino.
Essendo un'appassionata di cucina ed  una provetta foodblogger, nel servizio mi ha molto
colpito la presentazione di una ricetta tipica di Sant'Agata de' Goti, se non sbaglio si chiamano Mappatielli,  erano una sorta di ravioli ripieni di mele annurche speck e ricotta.
Sarebbe possibile averne la ricetta? vorrei riproporla sul mio blog.
In attesa di vostro riscontro saluto cordialmente
Giovanna Milone

Risposta dopo un giorno:

Purtroppo, io non sono un buon cuoco. 
Sicuramente però mi farò dare la ricetta e quanto prima farò in modo di fargliela avere.
Ho visto il blog ... DAVVERO GUSTOSO !!!  Deve essere davvero una cuoca eccellente. Complimenti.
Saluti.
Geppino Parricelli

passa una settimana e ........   ricetta, video del programma e pure il buon appetito.



Mettere la farina sulla spianatoia a fontana, al centro rompere l' uovo sbatterle leggermente con la forchetta e mescolare finchè la farina viene assorbita tutta.
Impastare fin quando il panetto non sarà liscio.
Stendere la sfoglia nel modo classico, fare dei dischi con una formina rotonda.

Per il ripieno.
Tagliare a pezzettini la mela annurca, aggiungere un pizzico di sale e farla cuocere, finché non diventa dorata e non si asciuga eventualmente il succo che può cacciare stando sul fuoco.
Mentre si raffredda, tagliare a pezzetti lo speck.
Mettere in una padella un pò di burro, aggiungere la mela e lo speck e far soffriggere tutto; il composto così ottenuto deve poi essere frullato.
Quando il composto si è raffreddato, aggiungere la ricotta di bufala, mischiando il tutto con una forchetta ed amalgamando bene.
Metterne una quantità grande quanto una noce nel dischetto di pasta già tagliato, formare i mappatielli che verranno poi cotti (vedi video).
Una volta scolati, passarli in un tegame con una noce di burro, salvia ed una spruzzata di pinoli.  


Buon appetito






Ingredienti per 2 persone
per la sfoglia

200 gr di farina di grano duro
2 uova

per il ripieno
2 mele annurca
4 fette di speck
150 gr di ricotta di bufala
sale (pochissimo)

per condire:
una noce di burro
un cucchiaio di pinoli
4 foglie di salvia


Cosa vi devo dire?
Sono buonissimi!!!!!!!!!
Ma un secolo fa i nonni di Bill De Blasio quando si fecero la mappatella per emigrare in America, potevano mai immaginare che il nipote, un giorno, sarebbe diventato sindaco della Grande Mela?
Certo!!!! se era una Mela Annurca!!!!

Ringrazio Geppino Parricelli, per la sua gentilezza.




































martedì 26 novembre 2013

TORTA DI ZUCCA E COCCO (Sabor do Brasil)



Jorge Amado, non dico di averli letti tutti i suoi libri ma quasi. 
Teresa Batista stanca di guerra, Il paese del carnevale, Gabriella garofano e cannella, Jubiabà, Cacao, Santa Barbara dei fulmini e tanti altri ancora, ma quello che mi è rimasto nel cuore è stato Dona Flor e i suoi due mariti.

.... A Bahìa è la giornata di inizio del carnevale. Flor è preoccupata per il marito Vadinho, di cui non ha notizie. L'uomo si trova con una delle sue numerose amanti, Noemia, ignaro di essere cercato anche dal pericoloso Calabres, proprietario del casinò in cui lui lavora.

Vadinho va al carnevale lasciando a casa la moglie Flor e lì muore ballando a causa di un infarto. Al funerale dell'ex marito Flor ha una spiacevole sorpresa e scopre di non essere affatto l'unica donna a disperarsi per la prematura dipartita......
 
..... Il romanzo ruota attorno alla vedovanza di dona Flor e al suo lutto stretto, vissuto nel ricordo di Vadinho, delle loro ambizioni, del fidanzamento e dello sposalizio. Coglie l'intimità della giovane vedova, il suo riserbo, le sue notti insonni e la sua insoddisfazione. Racconta di come arrivò onorata al suo secondo matrimonio, quando il fardello del defunto cominciava a pesare sulle sue spalle, e di come visse in pace e armonia, senza dispiaceri né soprassalti, con suo bravo secondo marito, nel mondo della farmacologia e della musica. E mentre lei brilla nei salotti e il coro dei vicini le ricorda la sua felicità, Vadinho, nel suo corpo astrale, la visita, la corteggia, le elargisce gioie eccezionali e consigli formidabili.

Ambientato nella capitale dello stato di Bahia ho trovato questo romanzo avvolgente e caldo come la sua terra, ricco di magia e genialità, e poi Dona Flor che ne rappresenta il calore la musica e la sensualità e, cosa non da poco, per sbarcare il lunario Flor si improvvisa Maestra di cucina.
 
E si, ho avuto la fortuna di esserci stata a San Salvador, in uno dei miei viaggi con Palma D'Onofrio.
L'ho respirata quell'aria, ne ho visto i colori scintillanti ascoltato le musiche allegre e assordanti ma nel contempo nostalgiche e malinconiche ho assaporato cibi molto lontani dalla conoscenza della mia cultura gastronomica.
Sfido chiunque a non rimanervi affascinato.
Quando mi capita di riguardare le foto di quel viaggio, embè ci scappa la saudade, impossibile non sentirla quella  nostalgia.



 
 
 
 
Sedute davanti ad uno sgangherato tavolino in una piazzetta del centro di  São Salvador da Bahia Palma, Tiziana ed io, abbiamo mangiato per la prima volta il doce de abóbora, una sorta di dessert a base di zucca e cocco che si accompagna ad un loro formaggio  spalmabile chiamato "requeijào".
Ho voluto riproporre il dolce di zucca e cocco però rivisitandolo come torta, adatta per chi, come me, non ama particolarmente le torte molto dolci.
Che dire, l'ho preparata ieri pomeriggio e ne abbiamo mangiato, io e 'o prufessore, una fetta dopo cena.
Non ci crederete, ma sapete chi mi è venuto in sogno?  Vadinho.
E stamattina appena sveglio 'o prufessore sotto la doccia canticchiava "Mas que nada".
Che gnente gnente si fosse fatta viva pure Dona Flor?
 
 
TORTA DI ZUCCA E COCCO
 
Ingredienti per 8 persone

100 gr.  di cocco grattugiato
200 gr. di farina integrale
100 ml. di olio di semi
160 gr. di polpa di zucca (cotta a vapore o nel microonde)
3 uova
50 ml. di acqua calda
180 gr. di zucchero di canna
1 bustina di lievito
i semi di mezza bacca di vaniglia
un pizzico di cannella

 
In una ciotola amalgamiamo la zucca passata al setaccio con la farina, il cocco, lo zucchero, la cannella, i semi della bacca di vaniglia  ed il lievito. Aggiungiamo l'acqua, i tuorli e l'olio, mescoliamo  delicatamente ed amalgamiamo gli albumi che precedentemente avremo montato a neve.
Trasferiamo il composto in una tortiera imburrata ed infarinata e inforniamo a 180° per almeno 40 minuti.
Per la cottura fare sempre la prova con lo stecchino.
 
P.S. Alla fine della pagina non vi perdete la Capoeira mi raccomando  ;-)
 






 
 
 
 

mercoledì 20 novembre 2013

RISOTTO CON ZUCCA PECORINO E ACCIUGA SFRIGOLATA


Asserendo che non si nasce imparate, vi confesso per anni la zucca l'ho solo associata alla carrozza di Cenerentola.
L'ho assaggiata per la prima volta nel ripieno dei classici tortelli, in un famoso ristorante di Mantova, l'abbinamento con gli amaretti non mi entusiasmò più di tanto, oddio, adesso qualcuno comincerà ad odiarmi.
Riprovai la zucca in un cooking show dove affiancavo Palma D'Onofrio alla Fiera di Milano nell'evento Week End Donna.
Palmina preparò una ricetta di "gnocchi di zucca alla romana".
Buoni, anche perchè , alla fine , venivano cosparsi di dadini di taleggio e poi gratinati in forno.
Dopo un mesetto ebbi la malaugurata idea di riproporli a casa di un'amica, visto che avevamo a pranzo come ospite d'onore la sua mamma.
Riallacciandomi alla mia perla di saggezza del " nessuno nasce imparato" , ma quelli che dovevano essere gnocchi alla romana, si trasformarono in  un pasticcio di zucca e semolino gratinato con taleggio e parmigiano. La qualità della zucca non era quella adatta.
Piacque, ma mi rimase il dubbio che fosse solo  cortesia.
Scatenando le ire degli amanti della zucca, dicendo che secondo me, come tutte le cucurbitacee,  più che delicata , la zucca sa di poco, ho voluto cimentarmi nel preparare un risotto ma dal sapore decisamente strong.
Ho preso spunto da una ricetta di Maria Greco Naccarato dove, nel suo blog, propone un risotto alla zucca e rosmarino e mantecato con il pecorino.
Vi ho effettuato due variati:
la prima è che ho eliminato il rosmarino la seconda è che ho fatto una telefonata :-D

<< Palma, vorrei fare un risotto con  zucca e pecorino, mi dai una dritta? >>
<< Alla fine fai sfrigolare in poco olio un filetto di acciuga e lo aggiungi dopo la mantecatura >>

Detto fatto.
BBono!!!
Ma quanto la amo questa donna?
Na SCifra!






Ingredienti per 2 persone

250 g riso Carnaroli o Vialone Nano
200 g di zucca tagliata a cubetti (quella mantovana)
1/2 scalogno
brodo vegetale
una spruzzata di vino bianco
pecorino romano grattugiato
olio extravergine d'oliva
30 gr di burro
2 filetti di acciuga


Prepariamo il brodo vegetale e intanto facciamo rosolare lo scalogno tritato.
Aggiungiamo la zucca e facciamo stufare a fuoco basso per almeno 15 minuti.
Aggiungiamo il riso , lo facciamo tostare poi versiamo il vino bianco.
Facciamo evaporare l'alcool e portiamo a cottura aggiungendo man mano i mestoli di brodo bollente.
Cotto il riso al dente, fuori dal fuoco, aggiungiamo il pecorino,  il burro e mantechiamo.
Versare alla fine sul risotto l'olio che precedentemente avremo fatto sfrigolare con i due filetti di acciuga.







venerdì 15 novembre 2013

CHIPS DI MELE ANNURCA PROFUMATE ALLA CANNELLA (pe' vasà sta vocca bella)


Sono sincera, a me le mele Annurca non mi fanno uscire pazza.
Da bambina, e sto parlando del paleolitico, conoscevo solo quelle, no anzi , c'erano anche le Limoncelle a dire il vero. Due qualità, grasso che cola per gli anni 60.
Detto fra noi, per mangiare una buona mela dolce ho dovuto aspettare che papà si decidesse ad emigrare a Milano, e verso i dieci anni ho assaggiato le Stark Delicius , finalmente qualcosa di dolce a fine pasto.
Ho rivisto le annurche dopo anni e in una maniera insolita, tutto questo perché decidemmo io e il prof di portare le bambine a Sorrento dai nonni a trascorrere il Natale.
Si alloggiava sempre nella casa di Arola, quella delle vacanze estive.
Questa casa rimaneva quasi sempre vuota, e lui (mio suocero) in detti periodi la utilizzava per farci le cose che la marescialla gli impediva di fare a casa propria.  (marescialla= la moglie).
Arrivammo di sera come al solito, ed entrando sentii uno strano e gradevole profumo di mandorle misto a limone.
Mi guardavo in giro ma non ne capivo la provenienza.
Varcata la soglia della camera da letto me ne resi subito conto.
Ai piedi del letto , sopra una distesa di paglia c'erano sparpagliate centinaia di mele annurche e mele limoncelle.
In camera da letto. :-(
Gliele aveva regalate un contadino e lui le stava facendo maturare in camera mia.
Non ricordo se abbiamo dormito in mezzo alle mele, ma almeno imparai che questa qualità  va raccolta acerba verso la fine di ottobre, eravamo a Natale ed erano belle mature, mica poteva buttarle via, no?
Guardate questo video quant'è carino ....



Comunque, nonostante che siano passati un po' di anni, a me, la mela annurca continua a non piacere, e visto che 'o prufessore le ha comprate,  ho pensato di fare queste chips alla cannella.
Fatte un po' di ricerche sul web e constatato che per ottenere la croccantezza  giusta bisognava farle cuocere in forno ventilato  per ore.... e ore..... e ore.....  naaaa troppo consumo di corrente, così ho trovato un escamotage da paura.
Seguite bene le istruzioni se volete assaggiare questo sfizio sfizioso.




Lavate le mele e affettatele sottilmente, io ho usato la mandolina.
Mettetele in un piatto e passatele al microonde per 3/4 minuti, giratele, abbassate la potenza, e lasciatele cuocere ancora 2 minuti.
Fatele un po' raffreddare cospargetele di zucchero a velo misto a cannella trasferitele su un foglio di carta forno e mettetele ....... ta daaaaaaa sul calorifero.
Anche tutto un giorno, o almeno fin quando non saranno asciutte e croccanti.
Non avete i caloriferi? avete il riscaldamento a pannelli?
E che problema c'è?
Mio suocero le avrebbe messe belle distese sul pavimento, senza la paglia però, sono certa che anche lui avrebbe usato la carta forno.
Totonno era mooolto naif ma era n'ommo preciso assai!



L'IMPERATORE


disegno di VANIA BELLOSI

L'Imperatore è un saggio sovrano che rappresenta la forza e, di conseguenza, energia, volontà incrollabile.
Figura paterna positiva e costruttiva, buon padre di famiglia e buon rapporto con la parte maschile attiva.
Uomo di potere, è potere terreno che si estende alle persone alle cose ai beni materiali.
Uomo in possesso di una grande forza interiore e leader con grande influenza sugli altri.
Dominio dell'intelligenza sulle passioni raggiungimento duraturo dei propri scopi.
L'Imperatore rappresenta la sicurezza il carattere la virilità la ricchezza e la costanza, potenza attiva e intelligenza equilibrata.


Significato divinatorio
Prendere il comando sviluppare una grande forza di volontà, usare metodi consolidati per risolvere un problema, nelle circostanze richieste bisogna agire con responsabilità senza usare idee bizzarre.
Al negativo rappresenta un tiranno ostinato e temibile.
Uomo egoista avaro e despota, carattere da dominatore che influisce sulle persone maltrattando chiunque non sia d'accordo con le sue idee.

BOZZA DELL'IMPERATORE

giovedì 14 novembre 2013

TAGLIATELLE AL PESTO DI ROSMARINO E MANDORLE (duello al mattarello)



Ingredienti 3 persone

per la pasta

200 gr di farina 0
100 gr di semola di grano duro
3 uova

per il pesto

gr. 20 di foglie di rosmarino;
gr. 20 mandorle pelate;
½ spicchio d’ aglio;
Olio d’oliva extravergine;
sale.

Preparazione:
Per fare le tagliatelle devo fare la spiegazione? vabbè va!!!

Mettere le farine sulla spianatoia a fontana, al centro rompere le uova sbatterle leggermente con la forchetta e mescolare finchè la farina viene assorbita tutta.
Impastare fin quando il panetto non sarà liscio.
Farlo riposare 30 minuti e poi stendere la sfoglia nel modo classico, facciamola asciugare  per poi poter tagliare le tagliatelle con più facilità.

Per il pesto:

Pestare gli ingredienti in un pestello possibilmente di marmo.
Aggiungere lentamente l’olio a filo .

p.s. non dite niente a nessuno, ma se fate fatica con il pestello usate il frullatore shhhhh!! zitto però 


La ricetta originale sarebbe:
prendi due amiche che condividono diverse passioni, falle ritrovare una mattina a casa di una delle due, mettile davanti ad una spianatoia e ad un pestello di marmo e ne viene fuori, oltre che ad un piatto di tagliatelle da Guida Michelin ,  una mattinata di scambi di opinioni, di  chiacchiere, consigli, un cicinin de spetteguless ma soprattutto tanta voglia di stare insieme.
Basta?
Aaaaahhh, le risate dove le mettiamo?

Tutto questo perché mi chiama Lorenza tempo fa e mi chiede?
<< Giò mi insegni a tirare la sfoglia con il mattarello? >>
Ammmmèèèè?????   :-/

Certo diventare una sfoglina come Ambra Mambelli....,  forse in una prossima vita, ma qualcosa ho imparato e proprio da lei, quindi, con tutto l'entusiasmo possibile ho accettato....
<< Lore, va benissimo, ma troviamo un sughetto particolare, così ne facciamo un post per il blog per queste tagliatelle a 4 mani >>
Detto fatto, da' una sbirciatina su internet e dal blog Alimentazione Consapevole mi propone questo pesto al rosmarino e mandorle.
Non ho bisogno di dilungarmi troppo.
Com'è andata la giornata? queste foto sono molto più eloquenti di tante parole, guardate un po'.....

Beneeeee la fontana deve essere bella larga

che classe, notare i ditini ahahahahaha

sembra nata con il mattarello fra le mani

esame finestra, che dire, è perfetta


varda la che robbba


ma secondo voi ,una foodblogger fa le foto con l'iphone?

che vergogna

questa l'ho fatta io (forse)

ciapa sù la Nikon va, che l'è mej

come s'impegna la ragaSSa


ahoooo quella sono iooooo

eccallà la gasata

questa foto è un capolavoro, modestamente

pasta e pesto

su, su sbrogliatevi ragaSSe

Lorenzaaaaa, è pronta smettila di fare foto

ora la facciamo assaggiare all'esperto

mmmmmm la cottura va benino
anche il profumo non è male

 un duello a mattarello ce sta bene

ma non si può combattere ridendo ecchediamineeee

ci vogliamo trooooopppoo bene.

domenica 3 novembre 2013

MACCHERONI CON RAPE ARRAPATE SU CREMA ALLA CURCUMA





Vi siete mai chiesti da dove derivi la parola "arrapato" ?
Io me lo sono domandata proprio quando ho preso dal banco della verdura questa meravigliosa rapa e, dictum factum,  arrivata a casa ho fatto una ricerca su internet.
Ve ne trascrivo una parte presa appunto dal sito "arrapato.it "

L'arrapato è chi pensa solo ed esclusivamente al sesso. Arrapato deriva da rapa. Un ortaggio da cui notoriamente non si può spremere sangue, ma che rappresenta il membro virile quando (proprio grazie al sangue!) è pronto per l'uso. La rapa costava pochissimo, ed era per questo molto presente sulle tavole partenopee. La rigidità della dieta dei napoletani (per secoli definiti con disprezzo "mangiafoglie") assumeva come simbolo la durissima rapa, che, sotto forma di aggettivo ("arrapato"), ha finito per rappresentare la condizione del maschio che, pur essendo fisiologicamente pronto all'accoppiamento, non può eseguirlo per la cronica mancanza di una donna disponibile........

Mah, sarà anche questa l'origine, ma sapete che vi dico? preferisco pensare al significato che gli volle dare mio suocero in una delle sue meravigliose gaffes.

Seduto in giardino davanti la porta di casa, stava chiacchierando con il figlio ('o prufessore) in attesa di una coppia di sposini che erano stati invitati a cena.
Non so di cosa stessero parlando, seppi in seguito, raccontato da mio marito, che, all'arrivo della coppia, guardo' lo sposo, fresco di taglio dal parrucchiere, e tomo tomo cacchio cacchio lo apostrofò con un:

<< Buonasera Elvio, ma quanto state bene! Vi siete arrapato? >>

La moglie trasalì, e mio marito quando me lo racconta ride ancora come un matto.
Non c'è psicologia che tenga, l'arrapato di parrucchiere è di gran lunga molto più carino da immaginare di quello sempre in tiro.... ohibò!!!!  :-/




Ingredienti per 2 persone:

180 gr di pasta (io ho usato i maccheroni integrali trafilati a bronzo, macchevodicoaffà)
1 rapa bianca (o 2 di media dimensione)
1/2 scalogno
1 cucchiaio raso di curcuma
olio extravergine di oliva
sale 
pepe (se gradito)

Peliamo e la rapa e tagliamola a dadini.
Affettiamo sottilmente lo scalogno e lo facciamo brasare a fuoco lento in pochissimo olio e qualche cucchiaio di acqua.
Aggiungiamo il trito di rapa e portiamo a cottura a fuoco medio, saliamo e pepiamo.
Intanto lessiamo la pasta.
Lasciamo la cottura della rapa un po' al dente, ne prendiamo la metà e la frulliamo con il minipimer aggiungendo la curcuma e se occorre un po' di acqua di cottura della pasta per renderla più cremosa.
Scoliamo i maccheroni li condiamo con il sughetto di rapa arrapata che adageremo sulla salsina alla curcuma. 
Un filo di olio a  crudo ci sta bene, quello però non arrapa. :-(