lunedì 30 dicembre 2013

PANCAKES OVVERO LE FRITTELLE DI NONNA PAPERA



E per libera associazione , fatti i pancakes, ho pensato subito a Nonna Papera, e di li, tornare indietro di 55 anni, e ritrovarmi di colpo, insieme ai miei cugini nel corridoio di casa nostra, è stato un lampo.
Noi si abitava con i nonni, e di domenica, la consuetudine degli zii, era di venirli a trovare.
Non so quanto ne fossero felici  i nonni, il corridoio di casa era lunghissimo e con i cugini lo si adibiva a mo di pista di atletica per rincorrerci, e le corse erano associate a urla e risate.
Per fortuna alle 17 iniziava la TV dei ragazzi e la pista di atletica si trasformava in cinema.
In file da tre, con le nostre sedie, il televisore a valvole e tubo catodico ci teneva inchiodati a vedere quei tanto sospirati cartoni di Walt Disney.
E si, i miei zii avevano parecchi figli a testa, però anche un lavoro fisso.
Invece noi all'epoca eravamo ancora in 2 (mia sorella è del 60), e mio padre di fisso aveva lo status di disoccupato, però con la televisione, vuoi mettere!
La tragedia avveniva quando non so per quale mistero, apparivano delle onde verticali che, hai voglia di girare manopole, non andavano mai via, e qui la delusione era immensa
Per non parlare di quei puntini a formicolio che oltre alle immagini facevano scomparire anche l'audio.
Se non c'era la manopola da girare, c'era l'antenna da raddrizzare, se non bastava manco quella allora era la valvola da cambiare, bisognava chiamare il tecnico.
E qui Nonna Papera con Ciccio Qui Quo Qua e Paperino potevano aspettare parecchio, non perché non ci fosse il tecnico, non c'erano i soldi per la valvola.
Erano gli anni 50, papà sempre alla ricerca di lavoro e prima di rivedere i cartoni di Walt Disney ho dovuto aspettare gli anni 60.
Emigrati a Milano, papà operaio all'Alemagna , finalmente una casa nostra, e conoscendo bene il genitore, il televisore sarà arrivato subito dopo il letto e la cucina a gas.
E così ritornò Nonna Papera, con le sue torte di mele, e i suoi pancakes Qui Quo Qua e le valvole fulminate.
Il PLASMA e LCD? parecchio ma parecchio dopo.




La ricetta di queste frittelle,  l'ho trovata su questo sito di ricette americane, ha avuto 508 commenti positivi quindi ero sicura della riuscita.
Con il coppapasta ne ho creato dei mini capecakes, poi mi sono sbizzarrita con dolcezze varie per gustarle a
mio piacimento. Sciroppo d'acero, frutta fresca , marmellata di clementine, cioccolato con noci, miele. Basta solo un po' do fantasia no?
Non ci vuole molto per farle, quelle avanzate le ho congelate, nel microonde pochi secondi e pronte per la colazione in un baleno.




Ingredienti:
200 gr di farina
3 cucchiaini di lievito in polvere
1/2 cucchiaino di sale
30 gr di zucchero
2 uova
250 ml di latte
3 cucchiai di olio di semi

Riunire in una terrina la farina, il lievito il sale e lo zucchero e mescolare accuratamente.
Montare a neve ben ferma gli albumi.
Battere leggermente i tuorli e mescolare il latte e l'olio.
Unire i liquidi ai solidi, mescolare per rendere il composto omogeneo ed aggiungere gli albumi montati mescolando delicatamente  dal basso verso l'alto .
Ungere e riscaldare una padella di diametro medio a fuoco moderato.
Mettere circa 2 cucchiai del composto per pancake, distribuire fino ad ottenere un cerchio di circa 10 cm. di diametro.
Cuocere finchè la parte superiore fa bolle ed appare asciutta; girare il pancake e cuocerlo dall'altra parte finchè si scurisce.
Mangiare caldi cosparsi di miele o sciroppo d'acero o di cioccolato o di frutta fresca o di tutto ciò che vi piace...

W Nonna Papera Elvira



venerdì 27 dicembre 2013

CROCCHETTE DI BACCALA' MANTECATO


Il detto frienno magnanno non fa proprio al caso di queste crocchette.
Sono sincera, le avevo in frigo da tre giorni, conservate per fare la foto ma prima di stamattina non mi è stato possibile.
Un buio pesto, tre giorni di pioggia, con il flash mi rifiuto, non mi rimaneva che appellarmi alla "precisione" del servizio meteo che per oggi dava sole su tutta la penisola.
Ancora in pigiama e senza neanche far colazione, ho beccato la luce giusta e..... via di scatti.
Per quanto riguarda il baccalà, questa è la terza versione, giuro, è l'ultima, ma è la mia preferita. ;-)
Vista la ricetta su La Cucina Italiana del mese di dicembre l'ho proposta per la serata della vigilia, insieme all'insalata di rinforzo ed al classico spaghetti e vongole.
La tradizione richiede che vada mangiato fritto,  in questa ricetta è prima mantecato e poi passato nel pane grattugiato e nell'uovo sbattuto.
Tutti l'hanno gradita, oddio tutti è una parolona,  eravamo solo in tre gatti, no anzi, quattro.... quello originale era sulla sedia vicino a noi speranzoso in qualche avanzo.
Meno male che le previsione del meteo ci hanno preso stamattina, se no niente foto, niente post, niente ricetta,  ma soprattutto niente pranzo al professore.
Credeteci, dopo più di tre giorni, erano ancora buone ste crocchette di baccalà!!!!



Ingredienti per 4 persone:

400 gr di baccalà mantecato 
3 uova
pangrattato olio di arachide
sale ( io non ne ho aggiunto)

Amalgamate accuratamente il baccalà con 1 uovo e 60 gr di pangrattato, assaggiare e se serve salare.
Modellate le porzioni di composto in crocchette e passatale nel pangrattato poi nelle uova sbattute e poi di nuovo nel pangrattato.
Friggere in abbondante olio e scolarle quando saranno dorate.

Per mantecare il baccalà:
Tritate uno scalogno e farlo appassire dolcemente in 3 cucchiai di olio con 2 filetti di acciuga e un pezzetto di peperoncino.
Unire il baccalà e cuocerlo per 5 minuti , bagnare con del vino bianco secco lasciarlo evaporare , aggiungere 150 g di latte e cuocere ancora per 10 minuti. Salare solo se occorre.



martedì 24 dicembre 2013

GLI STRUFFOLI



Quest'anno più che una tradizione, fare gli struffoli è stata una istigazione.
Messaggi subliminali ricevuti dalle amiche di facebook.
La prima è stata Elvira che con un racconto di uno spaccato familiare della sua infanzia a Napoli mi ha letteralmente commossa, la seconda è stata Paola la quale mi ha trascritto una carinissima poesia in dialetto dedicata proprio agli struffoli.
Cosa dovevo fare?
Detto fatto.
Per Voi,  insieme ai miei Auguri di Buone Natale, gli struffoli di Sal De Riso, la poesia di Paola e il tenero racconto di Elvira.




STRUFFOLI DI SAL DE RISO
 Ingredienti: 500 gr di farina
 4 gr di sale
50 gr di zucchero
50 gr di vino bianco
4 uova estratto naturale di vaniglia (oppure i semini di mezza bacca)
scorza grattugiata di arancia e mandarino
60 gr di burro

Per condire: circa 400 gr di miele millefiori scorza di arancia e cedro canditi diavolini (pallini colorati) ciliegie candite (facoltative)

olio evo per friggere abbondante farina per la spianatoia (io adopero semi di arachidi)

Inserire nell'impastatrice (oppure fate anche a mano) la farina, il sale sciolto in poca acqua, lo zucchero, il vino bianco (che da elasticità all'impasto) e cominciare ad impastare. Aggiungere 2 uova, quindi la vaniglia e le scorze grattugiate, poi le altre due uova ed infine il burro morbido ma non liquido. Lavorare l'impasto per 7/8 minuti e poi dare una veloce impastata a mano: l'aspetto finale dell'impasto dovrà essere liscio e setoso. Avvolgere in pellicola e far riposare in frigo un paio di ore. Riprendere la pasta, tagliarla a piccoli pezzi e formare dei filoncini sottili infarinandoli abbondantemente per non farli attaccare. Quindi riprendere i filoncini, spolverare ancora con farina e tagliarli a tocchetti. Passare gli struffoli al setaccio per togliere la farina in eccesso e friggere in abbondante olio bollente alla temperatura di 180° finché sono dorati (non fateli colorire troppo). Sgocciolare e far asciugare su carta assorbente. Far raffreddare. In una pentola a fuoco basso rendere fluido il miele, quindi fuori dal fuoco aggiungere gli struffoli, il cedro e l'arancia canditi e altra scorza grattugiata di arancia e mandarino. Mescolare bene




A fa ‘e struffoli è nu sfizio.
Cumminciamm dall’inizio:
faje na pasta sopraffina,
e po’ tagliala a palline,
cu na bona nfarinata.
Dopp’a frje. Già t’e stancate?
Chest è a parte chiù importante!
Mò ce vo’: miele abbondante
e na granda cucuzzata
(a cocozza nzuccherata).
N’è fernuto ancora, aspiette!
S’anna mettere ‘e cunfiette:
aggrazziate, piccerille,
culurate: ‘e diavulille…
Ma qua nfierno, è Paraviso!
Iamme, falle nu’ surriso!
Comme dice? “Mamma mia,
stanne troppi ccalurie
so’ pesante, fanno male?”
Si va buò, ma è Natale!

Il post di Elvira
Che poi la cosa importante non è come vengono e ,nonostante siano una droga, neppure mangiarli.Tutti i piatti così lunghi e complicati non sono piatti: sono occasioni sociali. Ad esempio gli struffoli. 
A casa nostra,quando eravamo piccoli, vigeva tutta una serie di rituali che si celebravano in occasione della preparazione. Mamma impastava, noi tagliavamo i "salamini" di pasta, e soprattutto i canditi.
Ma anche, e con gran gusto, i panni di dosso agli assenti, che erano gli uomini.
Perché mariti, morosi, fratelli e cugini erano incaricati di comprare e pulire il pesce per il cenone. E di star fuori dalla cucina, che i dolci non erano roba per loro.
 E cominciava il gioco a perdere, nel senso che, tra le donne di famiglia sposate (madri,sorelle,cugine,zie) iniziava il resoconto semiserio delle boiate combinate dai legittimi..e si esagerava un bel pò..
<< tuo marito?..>>
<< tu scherzi..è un angelo del paradiso! Il mio piuttosto..>>
Vinceva la più eroica, tra i sospiri compassionevoli delle altre, anche un pò invidiose perche' per quell'anno il marito più stronzo era capitato a qualcun'altra.
Noi bambini non potevamo ascoltare.. si zittivano appena ci vedevano avvicinare.
In compenso, ci abbuffavamo di canditi. Per uno che ne tagliavamo, ne mangiavamo tre. E mamma:
<<" mo' lì dobbiamo fare finire nella pancia a voi o sugli struffoli,questi canditi?" >> 
In realtà non c'era pericolo che finissero: mio padre ne comperava sempre una quantità industriale, sapendo che per noi quello dello strafogarci di scorza d'arancia e zuccata era un piacere irrinunciabile. E poi alla fine modellarli con le mani bagnate di acqua gelida a forma di albero o di cerchio o di farfalla.. e abbellirli con diademi di confetti d'argento e avorio e frammenti madreperlacei di canditi..e l' Oooohhhhh" sempre estasiato e stupefatto (nonostante vedessero le stesse forme tutti gli anni, un pò storte e malamente aggiustate da una decina di mani infantili) dei commensali quando portavamo in tavola i vassoi. Erano gioielli, scrigni colmi d'oro perle e pietre preziose. Lì mangiavo prima con gli occhi e poi con tutto il resto. Ecco, per me gli struffoli sono tutto questo e altro ancora.
Per questo, adesso sono davanti al mio presepe e mi sento così ridicolmente felice.


sabato 21 dicembre 2013

MEZZE MANICHE RIPIENE DI RICOTTA E SPINACI CON SUGO DI POMODORO (per la serie non si butta via nulla)








Ravioli ricotta e spinaci   (leggere fino alla fine , grazzziiieee)

Pasta:
4 uova
400 gr. di farina 0
Ripieno:
1 uovo
300 gr. di ricotta romana
100 gr. di spinaci lessati
5 cucchiai di parmigiano grattugiato
-noce moscata
-sale




Lessate gli spinaci, sgocciolateli, strizzateli bene, tritateli e fateli asciugare in un tegame con una noce di burro.Lasciate intiepidire la verdura, quindi unitevi la ricotta e il parmigiano grattugiato, sale e una grattata di noce moscata e mescolate bene fino a ottenere un composto omogneo.
Trasferite il composto in una terrina e incorporatevi un uovo intero, lasciate riposare in frigorifero

Preparazione della pasta:
Setacciate con cura la farina sulla spianatoia, formate la classica fontana, quindi mettetevi al centro le uova.
Sbattete con una forchetta le uova, quindi iniziate a incorporare la farina con i rebbi della forchetta, partendo dai bordi della fontana. Lavorate con le mani il composto per almeno 10 minuti fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.
Lasciate riposare il panetto fra 2 piatti fondi per almeno 30 minuti.
Preparazione dei ravioli:
stendete l'impasto e distribuire su una metà di esso i mucchietti di ripieno ben distanziati fra loro . Ripiegate l'altra metà della pasta.
Schiacciate con le dita fra un raviolo e l'altro affinche fuoriesca l'aria in eccesso.
Con una rondella tagliapasta ritagliate i ravioli in quadrati omogenei.






Hehehehehehe, no, non mi sono sbagliata con la foto, ho fatto tutto quello che ho descritto nella ricetta.
E' che quest'anno mi sono portata avanti per il pranzo di Natale, i ravioli, li ho preparati prima e li ho congelati.  :-)
Detto ciò, la pasta ripiena, che si vede nella foto, con i ravioli ha da spartire solo il ripieno.

Avevo in casa delle mezze maniche di grano duro, ho pensato bene di cuocerle al dente, farle raffreddare e con la sac a poche le ho riempite con il composto di ricotta e spinaci che avevo avanzato dalla preparazione dei ravioli.
Ho preparato un sugo di pomodoro facendo appassire un po' di scalogno in due cucchiai di olio, ho aggiunto la passata di pomodori della Linea Oro  La Fiammante un pizzico di sale .... cottura breve.
Il sapore del pomodoro si deve sentire, specialmente se sono di ottima qualità
Ho messo del pomodoro sul fondo di una teglia, vi ho sistemato le mezze maniche ripiene, una grattugiata di parmigiano, ancora del pomodoro e messi in forno a 180° per 15 minuti.
Dai su che vi ho dato una buona idea, quando farete i ravioli di magro abbondate un po' con il ripieno, Tu primi piatti is meglio che uan!!!  :-D





giovedì 19 dicembre 2013

ZEPPOLE SORRENTINE DETTE ANCHE " SCAURATIELLI "



E dire che mammà (sua) lo diceva sempre:
<< 'e scauratielli sono buoni e anche veloci da fare, però bisogna stare un po' attenti quando si friggono, scoppiettano. :-(

Non avevo la ricetta, ho fatto una ricerca sul web ed ho scelto quella di zia Maria, (ho fatto qualche variante).
Zia Maria ci ricorda anche che:

<< Tradizione vuole, quando si impastano i suddetti dolci, bisogna chiudersi in casa, e non far uscire neanche un effluvio, un odore, un profumo che lasci intendere che si stanno preparando, altrimenti, come diceva la nonna “Laurenella” – Ammiria da ggente e fa schiuppa’!!! (di fatti ci sono grosse possibilità che durante la cottura queste possano scoppiare se non lavorate certosinamente).





Ok, gli ingredienti li avevo tutti e mi sono messa all'opera.
Fatto il roux , lavorata la pasta (forse è sul certosinamente che devo aver sbagliato qualcosa), formati i bastoncini, data la forma di "nocchetella" e via a friggere in olio caldo al punto giusto.
Ogni tanto c'era uno scoppiettio, ma niente de che, infatti mi sono detta:
<< aahhhh ecco a cosa si riferivano la suocera e la signora Maria  >>
Manco finito di pensarlo, parte uno schizzo di olio di una potenza tale, che solo dopo aver tolto gli occhiali mi sono resa conto che, o Santa Lucia (protettrice della vista) o Santi Salmoiraghi & Viganò protettori delle montature giuste, mi hanno evitata una corsa al pronto soccorso dell'Oftatlmico di Milano.
Qualcuna, so già che starà pensando:
<< ma questa è matta?, posta sul blog una ricetta pericolosa? >>
No, io vi sto solo avvisando.
Visto che in penisola sorrentina tutti gli anni a Natale li fanno, considerato che mia suocera e la signora Maria sono ancora vegete e vedenti, mi sono detta: li ripropongo, però facendo le dovute avvertenze.
Anche perchè v'aggia dicere a verità, so veramente buoni.
Alla peggio na preghierina a Santa Lucia prima di immergerli nell'olio e andate tranquilli.
Io, intanto, oggi ho acceso un cero alla Santa, e domani farò una capatina da Salmoiraghi e Viganò, a loro niente cero ma due zeppole sorrentine. ;-)


Per una dozzina di queste zeppole sorrentine ho utilizzato

1 tazza da 250 ml di acqua
la stessa di farina
un pizzico di sale
buccia di arancia e di limone bio
olio di semi di arachidi

miele
confettini colorati
mandorle a lamella
canditi a piacere


Mettete acqua, sale,  le bucce di arancia e limone , sul fuoco e al primo bollore, eliminate le bucce versate di getto la farina setacciata.
Mescolate con un cucchiaio di legno il composto sul fuoco fino a quando non si staccherà dalle pareti della pentola.
Versate la pasta ottenuta su di un ripiano che avrete preventivamente unto e lavoratela, con forza, molto bene in modo da renderla liscia e omogenea al massimo.
Tagliatela a pezzetti e arrotolatela con le mani in modo da ottenere dei bastoncini di circa cm. 15 di lunghezza che si avvolgono su se stessi.
Friggete in abbondante olio bollente, fate assorbire il grasso su carta da pane.
Infine immergete le zeppole nel miele precendemente messo in una pentola sul fuoco a cui avrete unito le lamelle di mandorle ed i canditi.
Cospargete di confettini colorati quelli che qui vengono chiamati riavulilli.




mercoledì 11 dicembre 2013

LA CUCCìA DI SANTA LUCIA




Santa Lucia su di me ha avuto sempre un certo fascino e anche una sorta di timore.
Si narrano parecchie leggende su questa santa, ora vi narro quella che mi raccontavano quand'ero piccola poi vi descriverò quella più bella che riguarda anche questa ricetta.

Nelle immaginette dei santi che, ora sono da collezione, ma da bambina trovavo di consuetudine sui banchi nelle chiese, quella di Santa Lucia era la più...... inquietante?



Quegli occhi nel piatto nun se potevano guardà.
Mi veniva raccontato che Lucia, ragazza virtuosa e promessa sposa del Signore, veniva corteggiata, in maniera insistente, da un signorotto del posto, ma lei niente, non cedeva alle sue lusinghe.
Lui era innamorato perso dei suoi occhi.
Lucia,  pur di non arrendersi alle proposte di quell'avvenente innamorato, pensò bene di strapparseli, e gliene fece dono ponendoli in un piatto.
Ora, la domanda mi nasce spontanea.
Ma fra il cavarsi gli occhi dalle orbite e il bunga bunga delle olgettine una via di mezzo no????




Veniamo ora a questa bellissima usanza del popolo siciliano, quello di Palermo in  modo particolare.
Si racconta che tanti secoli fa in Sicilia ci fu una lunga carestia e la gente moriva di fame. Si fecero allora delle preghiere per chiedere l'aiuto divino e proprio il giorno di Santa Lucia , il 13 di dicembre, arrivò nel porto di Palermo una nave carica di grano.
Il grano fu subito distribuito e la gente, affamata, per non perdere ancora del tempo per macinarlo e trasformarlo in farina e poi in pane o pasta, lo cucinò così com'era .
Da allora, in segno di riconoscenza il giorno di Santa Lucia, ritenuta l'artefice del miracolo, non si mangiano pane e pasta, ma "si cuccìa" dal verbo "cucciari" derivato da "còcciu" cosa piccola, chicco.
Appunto la cuccìa condita però con creme varie o di latte o di ricotta è il piatto tradizionale in questo giorno. (dal web)

La mia amica Lucia si è prodigata per farmi avere la ricetta originale, lei in Sicilia ci sta di casa e conosce le persone giuste:

1 Kg di frumento,lavarlo (bene) e metterlo a bagno per 12 ore,sciacquarlo diverse volte e farlo lessare in abbondante acqua con un cucchiaino di sale sarà cotto quando i chicchi saranno morbidi ma non debbono disfarsi.
Scolare il frumento e metterlo in un piatto, a questo punto si può condire con miele e cannella

(3 cucchiai di miele ogni 100 gr. di chicchi) oppure con 1/2 litro di vino cotto, riscaldato e spolverizzato con cannella, o ancora con crema di ricotta, zucchero, scaglie di cioccolato e canditi.

Ho comprato il grano in un negozio bio, non ho fatto quella quantità ma bensì 250 gr.
Ho preparato una crema di ricotta mescolandola con lo zucchero e vi ho aggiunto a piacere e secondo i miei gusti la cannella, i canditi, il cioccolato fondente e la granella di pistacchi, tutto tagliato da me al momento.
Alla fine vi ho aggiunto il grano cotto e raffreddato.



Vi avviso, crea dipendenza.
Santa Lucia, grazie da parte dei palermitani e anche da parte mia, l'appetito non mi manca, per la vista beh, visto che ne sei la santa protettrice, per quella, pensaci tu!


domenica 8 dicembre 2013

BACCALA' IN UMIDO CON PATATE POMODORI E OLIVE (quasi da Natale in Casa Cupiello)



L'avete presente Natale in casa Cupiello?  siamo quasi a quei livelli a casa mia.
Oggi è l'Immacolata e come tutti gli anni si fa 'o presepe.
Lui, 'o prufessore, fa il progetto, proprio come Luca Cupiello, le luci, il sughero, il muschio,  i pastori quelli piccoli di creta, quelli comprati a Sorrento anni fa.
Certo non squaglio la colla come Concetta nella famosa commedia di Eduardo, ma i brontolii sono gli stessi......

Luca:  Quest'anno faccio il più bel presepio di tutti gli altri anni. Pastorella, 'o terzo piano, ha detto che lo fa pure lui il Presepio. Mi ha detto: “facciamo la gara”. Sta fresco… lo voglio far rimanere a bocca aperta. Ho fatto pure i disegni, i progetti. Voglio fare una cosa nuova: sopra ci metto tutte casette novecento… Concé, 'a colla l'hai squagliata?

Concetta:  Lucarié, io adesso mi sono alzata. Se mi date il permesso di vestirmi per andare a fare la spesa, bene, e se no ci sediamo e ci mettiamo agli ordini di Lucariello.

Luca:  Non l'hai squagliata ancora?

Concetta: No.

Luca:  E io aieressera che te dicette? “Domani mattina, appena ti svegli, prima di fare il caffè, squaglia la colla, perché se no non posso lavorare e il Presepio non è pronto per domani”.

Concetta:  Ecco pronto, andiamo a squagliare la colla, così stamattina mangiamo colla! Quando viene Natale è un castigo di Dio! Colla, pastori… puzza 'e pittura!





E si, il Luca Cupiello di casa mia deve fare il presepe , così, in via del tutto eccezionale, il suo baccalà glielo cucino io oggi.


L'ha voluto in umido, prendendo questa ricetta dal sito de LA CUCINA ITALIANA.
Vabbuò va, si avvicina Natale, siamo tutti più buoni.....
.... è venuta buona pure sta ricetta a dir la verità, e visto che avevo della polenta avanzata, l'ho tagliata a fette di 1 cm e fritta in una padella antiaderente con un velo di olio.
Buono il baccalà in umido bello caldo, con la polenta croccante poi...
Fa freddo fuori e, come dice Luca Cupiello...

Questo Natale si è presentato come comanda Iddio. Co' tutti i sentimenti si è presentato




BACCALA' IN UMIDO CON PATATE POMODORI E OLIVE

Ingredienti e dosi per 4 persone:
600 g di baccalà già ammollato
400 g di patate a fette di un cm. circa
100 g di olive taggiasche
4 pomodori maturi
1 cucchiaio di capperi
2 spicchi di aglio
poco prezzemolo tritato
1 cipolla bianca affettata
olio extra vergine di oliva
Sale, pepe

Procedimento:
Pulire i pomodori privandoli dei semi e tagliarli a pezzi.
Tagliare il baccalà in quattro pezzi uguali, a riquadri. In un tegame soffriggere con l’olio i due spicchi di aglio appena schiacciati e la cipolla.
Aggiungere le patate e i pomodori. Unire un mestolo di acqua e far cuocere per 2 minuti, quindi aggiungere i capperi dissalati e le olive, sale e pepe e unire i pezzi di baccalà; Coprire con il coperchio e cuocere per 15 minuti circa.
Completare con prezzemolo e olio crudo.
Servire.




sabato 7 dicembre 2013

UN RISOTTO IN ABITO DA SERA per la "Prima alla Scala"


Prendi un risotto e fagli indossare un abito da sera.
Stasera dovrà essere particolarmente elegante, alle 18 ci sarà la Prima alla Scala.
Il cartellone quest'anno si apre con nientepopòdimenochè .....

"La Traviata" di Giuseppe Verdi.



Va bene l'abito da sera, ma perché proprio un risotto?
Perché questo è il "suo" risotto, è la ricetta originale del Maestro.
La fama di Giuseppe Verdi è nota a tutti: il Maestro fu uno dei più significativi compositori italiani, tuttavia, non è altrettanto risaputa la sua passione per la cucina.



Lui era un curioso e attento selezionatore delle materie prime, creatore di ricette personalissime come appunto il "suo" risotto alla milanese
Tutto questo l'ho scoperto facendo una chiacchierata con l'amica Maria Greco Naccarato  ( qui potete trovare il suo blog)
Come tutti gli anni il Comune di Milano offre la cena dopo la "Prima alla Scala".
Maria, che ha già avuto modo di progettare le portate del  Menù di Gala nel 2011 con il Don Giovanni di Mozart,  (qui un interessante articolo della serata ) anche quest'anno ne ha curato la preparazione.

Il menù:

Cena a Casa Verdi

menù dedicato ai piatti e ai prodotti preferiti del Maestro, tra questi il risotto (di cui il maestro aveva scritto la ricetta), la Spalla di San secondo, il pan de re e i cachi (cit. di Maria Greco Naccarato)

Per completezza di informazioni la cena sarà preparata dello staff del Caffè Scala Banqueting

ANTIPASTI
Zuppa alla santè
Anolini al culatello e parmigiano stravecchio serviti in brodo chiarificato 
Patè di anatra tartufato, pere caramellate e cialda croccante
Cestino di polenta, velo di spalla cotta di San Secondo con zabaione all'aceto balsamico tradizionale
Mousse di mortadella su crostino di pan de re con crema di pistacchio

Risotto con pasta di strolghino e lamelle di parmigiano macchiato allo zafferano

Petto di faraona legato al culatello in salsa di spezie con bauletto di verza spolverato al caffè e nido di porri croccanti

Dacquoise al cioccolato gianduja, mousse di amaretti e gelatina di cachi .


Nel settembre 1869 Giuseppina Strepponi scriveva a Camille Du Locle, l’impresario dell’Opéra di Parigi, il quale le aveva chiesto la ricetta del risotto che il marito cucinava.

Ho il piacere di riproporla così come fu scritta, e di dedicarla soprattutto a chi, come me, ama la lirica e Verdi in modo particolare
Eccola tutta per voi:



 “Mettete in una casseruola due oncie di burro fresco; due oncie di midollo di bue, o vitello, con un poco di cipolla tagliata. Quando questa abbia preso il rosso mettete nella casseruola sedici oncie di riso di Piemonte: fate passare a fuoco ardente (rossoler) mischiando spesso con un cucchiaio di legno finchè il riso sia abbrustolito ed abbia preso un bel color d’oro. Prendete del brodo bollente, fatto con buona carne e mettetene due o tre mescoli (deux ou trois grandes cuilleres à soupe) nel riso. Quando il fuoco l’avrà a poco a poco asciugato, rimettete poco brodo e sempre fino a perfetta cottura del riso. Avvertite però, che a metà della cottura del riso (ciò sarà dopo un quarto d’ora che il riso sarà nella casseruola) bisognerà mettervi un mezzo bicchiere di vino bianco, naturale e dolce: mettete anche, una dopo l’altra, tre buone manate di formaggio parmigiano grattato rapè. Quando il riso sia quasi completamente cotto, prendete una presa di zafferano che farete sciogliere in un cucchiaio di brodo, gettatelo nel risotto, mischiatelo, e ritiratelo dal fuoco, versatelo nella zuppiera. Avendo dei tartufi, tagliateli ben fini e spargeteli sul risotto a guisa di formaggio. Altrimenti mettetevi formaggio solo. Coprite e servite subito”.



E visto che il Maestro era anche un amante del buon vino finiamo con un brindisi e... 
Libiam ne lieti calici


mercoledì 4 dicembre 2013

CROSTINO INTRIGANTE "a la recherche du temps perdu"



Aprire la credenza e trovare una piccola scatola di cartone nascosta fra i bicchieri
<< e che ce sta qua dentro? >>
Quattro vasetti di confetture regalatemi lo scorso anno a Natale e messe via così bene da dimenticarmene.
L'avete presente una bambina a cui brillano gli occhi davanti ad un regalo inaspettato?
Ecco,  quella dev'essere stata la mia espressione mentre leggevo :
Confiture de cassis
Marmellata di prugne
Confiture de pommes aux noix
Confiture de figures aux fleurs de lavande

La prima associazione che ho fatto è stata quella di abbinarle ai formaggi, io sono una malata dei formaggi, peccato che  il mio peggior nemico si chiami LDL. :-(
Mi sento di rappresentare in pieno quel detto milanese che recita:
La bucca l'è mai stracca se non la sa no de vacca. 
I miei pasti non hanno senso senza un pezzetto di formaggio.
Ora vi è più chiaro perché nascosi così bene quei vasetti?

Presa subito dalla smania di aprirne uno per creare un post,  faccio  la solita  telefonata a SOS CUOCA quando le idee scarseggiano e il post richiede il parere di una esperta.

<< Palmaaaaa, ( sempre lei la D'Onofrio ) voglio un crostino con una mousse di gorgonzola da abbinare ad una di queste confetture, dai, mi aiuti? >>

<< Una mousse? >> mi risponde un po' scandalizzata

E da li è iniziata, via telefono, una lezione sugli erborinati, sui contrasti dei sapori, sugli abbinamenti, sulla freschezza, la croccatezza ecc ecc.... siamo state al telefono, penso, quasi un'ora...
Ma quanto le voglio bene. :-(
Ho scelto come base il pane di segale (questa è mia nè) lei mi ha fatto aggiungere una fettina di mela annurca, un quadratino di gorgonzola piccante, un velo di confiture de pommes aux noix e per finire un pezzetto di noce.






<< Palmì e come lo chiamiamo sta squisitezza? >>
<< lo chiamerei   "a la recherche du temps perdu"
 il grande romanzo di Proust porta un messaggio di speranza e di felicità esattamente come questo "intrigante crostino" , anzi per la precisione il volume "Sodoma e Gomorra" è quello che lo interpreta meglio perchè, esattamente come Marcel si abbandona ad Albertine, anche noi ci abbandoneremo alla goduria maxima che ci dà assaporare questa delizia. >>



Eeeeeehhhhhh, Chevelodicoaffà?

Ricapitoliamo:

Pane di segale (gusto intenso e rustico)
una fettina di mela annurca, (freschezza e acidità)
gorgonzola , (piccantezza)
confiture de pommes aux noix, (il dolce)
gheriglio di noce ( il croccante)
quando assaporerete mi raccomando,   chiudete gli occhi e......... on  retrouvera' le temps perdu