martedì 24 dicembre 2013

GLI STRUFFOLI



Quest'anno più che una tradizione, fare gli struffoli è stata una istigazione.
Messaggi subliminali ricevuti dalle amiche di facebook.
La prima è stata Elvira che con un racconto di uno spaccato familiare della sua infanzia a Napoli mi ha letteralmente commossa, la seconda è stata Paola la quale mi ha trascritto una carinissima poesia in dialetto dedicata proprio agli struffoli.
Cosa dovevo fare?
Detto fatto.
Per Voi,  insieme ai miei Auguri di Buone Natale, gli struffoli di Sal De Riso, la poesia di Paola e il tenero racconto di Elvira.




STRUFFOLI DI SAL DE RISO
 Ingredienti: 500 gr di farina
 4 gr di sale
50 gr di zucchero
50 gr di vino bianco
4 uova estratto naturale di vaniglia (oppure i semini di mezza bacca)
scorza grattugiata di arancia e mandarino
60 gr di burro

Per condire: circa 400 gr di miele millefiori scorza di arancia e cedro canditi diavolini (pallini colorati) ciliegie candite (facoltative)

olio evo per friggere abbondante farina per la spianatoia (io adopero semi di arachidi)

Inserire nell'impastatrice (oppure fate anche a mano) la farina, il sale sciolto in poca acqua, lo zucchero, il vino bianco (che da elasticità all'impasto) e cominciare ad impastare. Aggiungere 2 uova, quindi la vaniglia e le scorze grattugiate, poi le altre due uova ed infine il burro morbido ma non liquido. Lavorare l'impasto per 7/8 minuti e poi dare una veloce impastata a mano: l'aspetto finale dell'impasto dovrà essere liscio e setoso. Avvolgere in pellicola e far riposare in frigo un paio di ore. Riprendere la pasta, tagliarla a piccoli pezzi e formare dei filoncini sottili infarinandoli abbondantemente per non farli attaccare. Quindi riprendere i filoncini, spolverare ancora con farina e tagliarli a tocchetti. Passare gli struffoli al setaccio per togliere la farina in eccesso e friggere in abbondante olio bollente alla temperatura di 180° finché sono dorati (non fateli colorire troppo). Sgocciolare e far asciugare su carta assorbente. Far raffreddare. In una pentola a fuoco basso rendere fluido il miele, quindi fuori dal fuoco aggiungere gli struffoli, il cedro e l'arancia canditi e altra scorza grattugiata di arancia e mandarino. Mescolare bene




A fa ‘e struffoli è nu sfizio.
Cumminciamm dall’inizio:
faje na pasta sopraffina,
e po’ tagliala a palline,
cu na bona nfarinata.
Dopp’a frje. Già t’e stancate?
Chest è a parte chiù importante!
Mò ce vo’: miele abbondante
e na granda cucuzzata
(a cocozza nzuccherata).
N’è fernuto ancora, aspiette!
S’anna mettere ‘e cunfiette:
aggrazziate, piccerille,
culurate: ‘e diavulille…
Ma qua nfierno, è Paraviso!
Iamme, falle nu’ surriso!
Comme dice? “Mamma mia,
stanne troppi ccalurie
so’ pesante, fanno male?”
Si va buò, ma è Natale!

Il post di Elvira
Che poi la cosa importante non è come vengono e ,nonostante siano una droga, neppure mangiarli.Tutti i piatti così lunghi e complicati non sono piatti: sono occasioni sociali. Ad esempio gli struffoli. 
A casa nostra,quando eravamo piccoli, vigeva tutta una serie di rituali che si celebravano in occasione della preparazione. Mamma impastava, noi tagliavamo i "salamini" di pasta, e soprattutto i canditi.
Ma anche, e con gran gusto, i panni di dosso agli assenti, che erano gli uomini.
Perché mariti, morosi, fratelli e cugini erano incaricati di comprare e pulire il pesce per il cenone. E di star fuori dalla cucina, che i dolci non erano roba per loro.
 E cominciava il gioco a perdere, nel senso che, tra le donne di famiglia sposate (madri,sorelle,cugine,zie) iniziava il resoconto semiserio delle boiate combinate dai legittimi..e si esagerava un bel pò..
<< tuo marito?..>>
<< tu scherzi..è un angelo del paradiso! Il mio piuttosto..>>
Vinceva la più eroica, tra i sospiri compassionevoli delle altre, anche un pò invidiose perche' per quell'anno il marito più stronzo era capitato a qualcun'altra.
Noi bambini non potevamo ascoltare.. si zittivano appena ci vedevano avvicinare.
In compenso, ci abbuffavamo di canditi. Per uno che ne tagliavamo, ne mangiavamo tre. E mamma:
<<" mo' lì dobbiamo fare finire nella pancia a voi o sugli struffoli,questi canditi?" >> 
In realtà non c'era pericolo che finissero: mio padre ne comperava sempre una quantità industriale, sapendo che per noi quello dello strafogarci di scorza d'arancia e zuccata era un piacere irrinunciabile. E poi alla fine modellarli con le mani bagnate di acqua gelida a forma di albero o di cerchio o di farfalla.. e abbellirli con diademi di confetti d'argento e avorio e frammenti madreperlacei di canditi..e l' Oooohhhhh" sempre estasiato e stupefatto (nonostante vedessero le stesse forme tutti gli anni, un pò storte e malamente aggiustate da una decina di mani infantili) dei commensali quando portavamo in tavola i vassoi. Erano gioielli, scrigni colmi d'oro perle e pietre preziose. Lì mangiavo prima con gli occhi e poi con tutto il resto. Ecco, per me gli struffoli sono tutto questo e altro ancora.
Per questo, adesso sono davanti al mio presepe e mi sento così ridicolmente felice.


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