sabato 7 dicembre 2013

UN RISOTTO IN ABITO DA SERA per la "Prima alla Scala"


Prendi un risotto e fagli indossare un abito da sera.
Stasera dovrà essere particolarmente elegante, alle 18 ci sarà la Prima alla Scala.
Il cartellone quest'anno si apre con nientepopòdimenochè .....

"La Traviata" di Giuseppe Verdi.



Va bene l'abito da sera, ma perché proprio un risotto?
Perché questo è il "suo" risotto, è la ricetta originale del Maestro.
La fama di Giuseppe Verdi è nota a tutti: il Maestro fu uno dei più significativi compositori italiani, tuttavia, non è altrettanto risaputa la sua passione per la cucina.



Lui era un curioso e attento selezionatore delle materie prime, creatore di ricette personalissime come appunto il "suo" risotto alla milanese
Tutto questo l'ho scoperto facendo una chiacchierata con l'amica Maria Greco Naccarato  ( qui potete trovare il suo blog)
Come tutti gli anni il Comune di Milano offre la cena dopo la "Prima alla Scala".
Maria, che ha già avuto modo di progettare le portate del  Menù di Gala nel 2011 con il Don Giovanni di Mozart,  (qui un interessante articolo della serata ) anche quest'anno ne ha curato la preparazione.

Il menù:

Cena a Casa Verdi

menù dedicato ai piatti e ai prodotti preferiti del Maestro, tra questi il risotto (di cui il maestro aveva scritto la ricetta), la Spalla di San secondo, il pan de re e i cachi (cit. di Maria Greco Naccarato)

Per completezza di informazioni la cena sarà preparata dello staff del Caffè Scala Banqueting

ANTIPASTI
Zuppa alla santè
Anolini al culatello e parmigiano stravecchio serviti in brodo chiarificato 
Patè di anatra tartufato, pere caramellate e cialda croccante
Cestino di polenta, velo di spalla cotta di San Secondo con zabaione all'aceto balsamico tradizionale
Mousse di mortadella su crostino di pan de re con crema di pistacchio

Risotto con pasta di strolghino e lamelle di parmigiano macchiato allo zafferano

Petto di faraona legato al culatello in salsa di spezie con bauletto di verza spolverato al caffè e nido di porri croccanti

Dacquoise al cioccolato gianduja, mousse di amaretti e gelatina di cachi .


Nel settembre 1869 Giuseppina Strepponi scriveva a Camille Du Locle, l’impresario dell’Opéra di Parigi, il quale le aveva chiesto la ricetta del risotto che il marito cucinava.

Ho il piacere di riproporla così come fu scritta, e di dedicarla soprattutto a chi, come me, ama la lirica e Verdi in modo particolare
Eccola tutta per voi:



 “Mettete in una casseruola due oncie di burro fresco; due oncie di midollo di bue, o vitello, con un poco di cipolla tagliata. Quando questa abbia preso il rosso mettete nella casseruola sedici oncie di riso di Piemonte: fate passare a fuoco ardente (rossoler) mischiando spesso con un cucchiaio di legno finchè il riso sia abbrustolito ed abbia preso un bel color d’oro. Prendete del brodo bollente, fatto con buona carne e mettetene due o tre mescoli (deux ou trois grandes cuilleres à soupe) nel riso. Quando il fuoco l’avrà a poco a poco asciugato, rimettete poco brodo e sempre fino a perfetta cottura del riso. Avvertite però, che a metà della cottura del riso (ciò sarà dopo un quarto d’ora che il riso sarà nella casseruola) bisognerà mettervi un mezzo bicchiere di vino bianco, naturale e dolce: mettete anche, una dopo l’altra, tre buone manate di formaggio parmigiano grattato rapè. Quando il riso sia quasi completamente cotto, prendete una presa di zafferano che farete sciogliere in un cucchiaio di brodo, gettatelo nel risotto, mischiatelo, e ritiratelo dal fuoco, versatelo nella zuppiera. Avendo dei tartufi, tagliateli ben fini e spargeteli sul risotto a guisa di formaggio. Altrimenti mettetevi formaggio solo. Coprite e servite subito”.



E visto che il Maestro era anche un amante del buon vino finiamo con un brindisi e... 
Libiam ne lieti calici


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