mercoledì 7 gennaio 2015

I FOLLARIELLI (FOLLOVIELLI) SORRENTINI


Una cosa devo riconoscerla però, che la penisola sorrentina, oltre che dare i natali a mio marito, la dimora alle cognate e alla tanto adorata suocera (sic) , ci regala dei sapori e dei profumi che si possono tranquillamente definire unici.
Frutti della fertile terra sorrentina, sono i pomodori cuore di bue per esempio, e i limoni per il famoso limoncello? e le noci di Sorrento? e chi non conosce i  follarielli?  siiii, quelli che tradizionalmente si mangiano durante le feste natalizie.
Queste golosità, in costiera si trovano tutto l’anno, ma a Natale, nel famoso cesto che si porta in tavola a fine pasto non mancano mai.
Sapete come vengono chiamate le noci, le nocciole le arachidi e i follarielli?
Le sciòsciole.
Eh! rende bene l'idea delle cose mangiate per sfizio oltre che per gola: le sciosciole :)

Ma oggi che è il 7 gennaio, ci proponi le sciosciole? penserà qualcuno di voi.
Eccerto, tanto quando leggerete la ricetta dei follarielli sono sicura che nè per il prossimo Natale nè per quelli successivi qualcuna di voi si cimenterà nel farli.
Perchè la propongo? Per farvi conoscere questa specialità e per suggerirvi nel caso facciate un giretto in penisola di andare a Piano di Sorrento.
Questi sono prodotti artigianali, non esistono macchinari per il confezionamento, ma solo laboriose mani delle signore operaie delle piccole azienda di Piano.
Detto ciò vi trascrivo la ricetta presa dal sito corsoitalianews.it e vi posto le foto degli ultimi due follarielli che mi sono avanzati, li ho in casa da un mese, conservati solo per voi.
Sono o non sono brava?



Follarielli (follovielli) sorrentini

Ingredienti:
– Mosto 1 litro
– zucchero gr. 500
– uva regina (che in penisola sorrentina è chiamata uva pane) kg 1
– sale
– vino bianco 1 bicchiere
– 3 mandarini
– 3 limoni- anice 1 bicchierino
– cognac 1 bicchierino
– foglie di fico
– foglie di limone.

Lavorazione dei follovielli

Esecuzione:
La ricetta è antichissima, risale al periodo romano, anche se allora si utilizzavano come involucro le foglie di fico, platano e vite, poi sostituite attualmente da quelle di agrumi.

Quando fanno la vendemmia e vi regalano quel mosto fresco fresco tanto buono che non puoi berne più di un bicchiere, poichè gli effetti collaterali non sono dei più allettanti:-), ecco proprio quel succo, non ve lo bevete ma utilizzatelo facendoci cuocere cuocere in due litri mezzo kg di zucchero per circa tre ore, fino a quando non si riduce alla metà.

Conservatelo in una bottiglia con tanto di etichetta con nome scritto di sopra, che non si sa mai :-)
Ora fate bollire acqua abbondante con un bel po’ di sale e, quando bolle immergete l’uva, per due o tre volte per pochi secondi.
Prendete l’uva sistematela in una cassetta o una cesta e mettetela al sole per una settimana.
Poi, sistemata su di una teglia, la passate in forno a temperatura moderata per mezz’ora, poi lavatela nel vino bianco e quindi ancora una volta ripassatela nel forno per una decina di minuti circa.
L’uva passa e così pronta la sistemate e conserverete in piatti coperti da un tovagliolo o da carta pergamena.

In genere questa operazione viene fatta qualche mese prima delle feste natalizie, quindi mettete a macerare nel mosto per 2 giorni i chicchi di uva passa con le scorzette di mandarino e limoni, tagliuzzate finemente, un bicchierino di anice ed uno di cognac.

Procuratevi delle adamitiche foglie di fico :-) quelle con lo stelo. Ogni foglia si piega formando un “coppetello”, ed al centro del quale andrete a mettere le due foglie di limone, ed infine un bel cucchiaio di chicchi d’uva oramai ben insaporiti.

Lo stelo della foglia di fico, affilato con un coltellino tagliente, ripiegato si fisserà sulla foglia per chiudere il fagottino.
Ripassate in forno a calore moderato per una ventina di minuti.




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