Quand che l’arzdôra la va ala campâgna
la perd piò che la ‘n guadâgna.
Vi presento la mia amica
AMBRA MAMBELLI ovvero
Lady Cocca, l'Azdora per eccellenza.
La mia musa ispiratrice per la pasta fatta in casa, il mio vangelo.
Lei mi insegna i segreti per tirare la sfoglia senza fare le pieghe e dello spessore giusto, con quei gesti semplici che hanno fatto grande il nostro paese nella tradizione culinaria.
La vera piadina, le tigelle, la spoja lorda? m'ha insegnato anche quelle. Ebbene si!!
Dai, con calma inserirò anche le sue ricette che ho rifatto a casa per la gioia d'o prufessore.
Ci tenevo a dire che Ambra mi ha regalato il mattarello delle
Sfogline, quello lungo più di un metro a punta di femore. Ne sono gelosissima.
Il mio sogno? avere una nipotina, insegnarle come si tira la sfoglia e lasciarle in eredità il mio mattarello oltre che la mia passione per la cucina.
Insomma Ambra rappresenta quella figura che a me è mancata, ma che fortunatamente ho trovato in lei visto che con tanto amore condivide con me i suoi segreti.
Le ricette di Ambra saranno prese dal suo libro
ERBE IN PASTA.
Le amo , e non sono l'unica....
Ambra Mambelli la trovate su facebook questo è il suo logo
AZDORA
La padrona della cucina
Che dire di lei,
musa ispiratrice dei nostri pensieri
più grati, quando, seduti a tavola, mangiamo di gusto, con trasporto
quasi estatico, i buoni piatti che lei ha preparato, complice il suo
matterello?
La
immaginiamo così: rubiconda in viso e un poco sporca di farina con un
fazzoletto in testa od un cappellino a raccogliere i capelli. L’
azdora moderna
discende da colei che era la regina del focolare romagnolo, il simbolo
positivo di una operosità instancabile e il cardine del tradizionale
nucleo famigliare in Romagna.
L’Azdora o Arzdora era una vera colonna portante della famiglia e, non a caso, sfogliando il dizionario di dialetto romagnolo scopriamo che in italiano Azdora significa
: Reggitrice, massaia, colei che presiede al governo della casa. La parola “reggitrice” richiama proprio questa funzione di sostegno.
L’uso
comune voleva che l’Arzdor e l’Arzdora prendessero il nome dal loro
impiego in famiglia. In casa, infatti, i contadini si ripartivano
l’azienda domestica con i loro rispettivi titoli:
L’arzdor,
ossia il reggitore, era il capofamiglia, il vertice della scala
gerarchica, colui che si occupava degli affari di casa e teneva il
danaro.
L’arzdora, o la reggitrice per le cose di casa, era di
solito la moglie del capofamiglia e doveva “accudire alla casa,
preparare il vitto, attendere a tutti i lavori domestici necessari”. Era
suo compito “provvedere al mantenimento del pollame e dei maiali”.
L’arzdora andava al mercato con pollame, uova, formaggio, ed altro; e
col ricavato di questi commerci comprava olio, sale, e quanto poteva
servire alla famiglia.
Nel poemetto
“La Cerere della Romagna” di
Mengozzi Giuseppe si legge: “… all’azienda interna qual regina
presiede, ed al pollaio, cui nutrimento da’, vige, governa; l’ova
raccoglie, e al fin di febbraio porle a covar; cucina e rigoverna, cura la biancheria, spazza il solaio, tesse, fila e cuce abiti, rammenda, tosa, munge, fa il cacio e la polenta…”
Per i romagnoli l’azdora era, è e sempre sarà più che un mito un’amata istituzione.
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